Mercurio nel pesce: perché è pericoloso, dove si trova e il ruolo delle zone FAO
21 Novembre 2024 0 Di IlariaIl consumo di pesce è spesso consigliato per i suoi benefici nutrizionali, ma la contaminazione da mercurio solleva importanti preoccupazioni. Il metilmercurio, la forma più tossica di questo metallo pesante, si accumula in molte specie ittiche e può avere effetti dannosi sulla salute umana. Analizziamo perché il mercurio è pericoloso, quali pesci ne contengono di più e come le zone di pesca FAO influiscano sulla sicurezza del pesce che consumiamo.
Perché il mercurio è pericoloso?
Il mercurio è un metallo pesante che si trova in natura ma che è intensificato da attività antropiche, come la combustione di carbone, le emissioni industriali e gli scarichi minerari. Una volta rilasciato nell’ambiente, il mercurio entra nelle acque marine e viene trasformato in metilmercurio dai batteri. Questo composto è altamente tossico e si accumula nella catena alimentare, raggiungendo concentrazioni più elevate nei pesci predatori di grandi dimensioni.
Gli effetti negativi del metilmercurio includono:
- Danni neurologici: colpisce memoria, coordinazione e sviluppo cerebrale, in particolare nei feti e nei bambini.
- Complicazioni cardiovascolari: associato a un rischio maggiore di malattie cardiache negli adulti.
- Effetti tossici sistemici: può danneggiare reni, polmoni e sistema immunitario.
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Per questo motivo, le autorità sanitarie raccomandano attenzione nel consumo di pesce da parte di donne in gravidanza, bambini e altri gruppi vulnerabili.
Pesci a rischio: quale pesce contiene più mercurio?
La quantità di mercurio varia notevolmente tra le specie ittiche, in base alla posizione nella catena alimentare e alla loro durata di vita.
- Pesci con alto contenuto di mercurio:
- Pesce spada
- Squalo
- Tonno (specialmente quello rosso e pinna gialla)
- Luccio (che ricordiamo è un pesce d’acqua dolce)
- Marlin
- Pesci con basso contenuto di mercurio:
- Sardine
- Acciughe
- Sgombro atlantico (non reale)
- Salmone
- Trota
Il ruolo delle zone di pesca FAO nella contaminazione da mercurio
Le zone FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura) dividono gli oceani e i mari del mondo in aree di pesca numerate, utili per monitorare la provenienza dei prodotti ittici. La qualità del pesce in termini di contaminazione da mercurio varia a seconda della zona di pesca.
- FAO 51 (Oceano Indiano Occidentale): comprende aree costiere di paesi come India e Somalia. Sebbene meno industrializzata rispetto ad altre zone, presenta contaminazioni moderate dovute a inquinamento da attività locali.
- FAO 61 (Pacifico Nord-Occidentale): zone vicine a Giappone, Cina e Corea del Sud. L’intensa industrializzazione dell’area contribuisce a livelli più alti di mercurio, con impatti significativi sui pesci predatori.
- FAO 27 (Atlantico Nord-Orientale): include acque europee come quelle di Norvegia e Islanda. Sebbene meno inquinate, il mercurio può accumularsi nei grandi predatori a causa della loro lunga vita.
- FAO 37 (Mediterraneo e Mar Nero): questa zona è nota per la forte pressione antropica e livelli elevati di inquinamento. Il pesce spada e il tonno provenienti dal Mediterraneo sono tra i più contaminati.
- FAO 31 (Atlantico Centrale-Ovest): comprende il Golfo del Messico, dove l’inquinamento industriale e agricolo porta a livelli significativi di contaminazione nei pesci.
Come ridurre i rischi e minimizzare l’esposizione al mercurio
Per minimizzare l’esposizione al mercurio, è fondamentale prestare attenzione a:
- La scelta delle specie: preferire pesci con basso contenuto di mercurio, come sardine e sgombro atlantico.
- La provenienza: controllare l’etichetta per identificare la zona FAO e scegliere pesce proveniente da aree meno industrializzate.
- La moderazione nel consumo: limitare l’assunzione di pesci predatori a poche porzioni al mese, soprattutto per donne incinte e bambini.
Il mercurio nel pesce è un problema complesso che coinvolge salute pubblica, sostenibilità ambientale e industria alimentare. Le zone di pesca FAO offrono uno strumento prezioso per comprendere la provenienza dei prodotti ittici e valutare i potenziali rischi legati alla contaminazione. Sulle scatolette di tonno – per esempio – trovate indicata sia la zona Fao dove il tonno è stato pescato, sia la tecnica di pesca usata. Analogamente, in pescheria insieme ai prezzi sono sempre esposte le zone fao di provenienza del pesce. Conoscere le specie a rischio e le aree di pesca più sicure aiuta a bilanciare i benefici nutrizionali del pesce con la necessità di proteggere la salute e l’ambiente.