No Alcohol e Low Alcohol, cosa sono e perchè è un business da tenere d’occhio

No Alcohol e Low Alcohol, cosa sono e perchè è un business da tenere d’occhio

15 Gennaio 2025 0 Di Ilaria

No e low alcohol: un mercato in crescita esplosiva, ma l’Italia resta indietro

Il settore delle bevande no/low alcohol sta vivendo una crescita straordinaria a livello globale, ma l’Italia sembra non sfruttare appieno questa opportunità. Nonostante il recente via libera del Ministero per la produzione di vini dealcolati, il nostro paese rimane ancorato a un mercato tradizionalista e poco aperto alle innovazioni. Effettivamente, l’Italia è un paese dalla grande tradizione enogastronomica e – come tutti ben sapete – il Made in Italy è di per sé un vero e proprio marchio trainante l’economia non solo italiana ma anche mondiale. Ed è anche vero che innumerevoli vini italiani sono ampiamente apprezzati in tutto il mondo e persino imitati, talvolta malamente, altre volte meno.

Vini dealcolati: un settore dall’enorme potenziale

Con l’introduzione dei vini dealcolati, gli imprenditori italiani potrebbero finalmente entrare in un mercato in forte espansione, in cui altre nazioni hanno già consolidato posizioni di leadership. Tuttavia, l’Italia non sembra pronta a cogliere questa occasione, continuando a dimostrare una scarsa apertura verso le bevande no/low alcohol.

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In altri paesi, la crescita del settore è già in atto, favorita anche da nuove normative e cambiamenti culturali. Sarà interessante vedere se le nuove regole del codice della strada, che prevedono sanzioni più severe, stimoleranno una maggiore apertura nei confronti delle bevande a basso contenuto di alcol.

Una crescita guidata dal mercato internazionale

Secondo uno studio dell’IWSR (International Wine & Spirits Research), le bevande no/low alcohol sono destinate a crescere significativamente nei principali mercati globali, come Australia, Brasile, Canada, Francia, Germania, Giappone, Spagna, Sud Africa, Regno Unito e Stati Uniti. L’Italia, purtroppo, è assente dall’analisi.

Nel 2028, si prevede che questo settore raggiungerà un valore di 4 miliardi di dollari, con una crescita annuale del 4%. Tra i protagonisti spiccano gli analcolici, che registreranno un +7%, mentre le bevande a bassa gradazione alcolica manterranno un andamento stabile.

L’ascesa degli analcolici

Il segmento delle bevande senza alcol è in piena espansione, passando dai 30 milioni di consumatori stimati nel 2022 ai 61 milioni previsti per il 2024. Secondo Susie Goldspink, responsabile delle ricerche sul no/low alcohol di IWSR, i consumatori cercano sempre più prodotti che non solo siano privi di alcol, ma che offrano anche gusto, complessità e un’esperienza di consumo completa. Questa domanda spinge le aziende a innovare, migliorando la qualità e ampliando l’offerta.

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Il ruolo della birra e le tendenze globali: produzione tradizionale con rimozione dell’alcol

Anche la birra analcolica gioca un ruolo chiave in questo cambiamento. Si prevede un aumento dei volumi del 7% entro il 2028, con il Brasile come mercato di punta, dove la birra senza alcol dovrebbe crescere del 10%. Dopo aver prodotto la birra seguendo il processo classico (maltazione, ammostamento, fermentazione), l’alcol viene rimosso. Esistono diverse tecniche per farlo:

  • Distillazione sottovuoto: riduce il punto di ebollizione dell’alcol, permettendo di eliminarlo senza cuocere eccessivamente la birra. È un metodo delicato che preserva gli aromi.
  • Osmosi inversa: la birra viene filtrata attraverso una membrana semi-permeabile che separa l’alcol dall’acqua e dagli altri composti. Successivamente, l’acqua e gli aromi vengono reintegrati.
  • Stripping a vapore: si utilizza il vapore per rimuovere l’alcol. Questo metodo può influire leggermente sul sapore.

Negli Stati Uniti, invece, il panorama è più variegato: la Gen Z si dimostra particolarmente interessata a bevande innovative come kombucha, tè frizzanti, acque luppolate e persino prodotti a base di aceto, come gli switchel. Questa generazione sperimenta molto di più rispetto alle precedenti, contribuendo alla crescita del settore.

Cosa sono gli switchel?

Gli switchel sono una bevanda tradizionale rinfrescante a base di aceto, acqua, dolcificante e zenzero. Hanno origini storiche che risalgono al XVIII secolo, specialmente tra i contadini e lavoratori nelle colonie americane, dove erano conosciuti come “haymaker’s punch” (la bevanda dei fienatori). Gli switchel venivano preparati per reidratarsi e rinfrescarsi durante le lunghe giornate di lavoro nei campi.

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Ingredienti base degli switchel

  1. Aceto di mele: conferisce un sapore pungente e una leggera acidità;
  2. Dolcificante naturale: solitamente melassa, sciroppo d’acero, miele o zucchero di canna;
  3. Zenzero fresco: per un tocco speziato e aromatico;
  4. Acqua (a volte con aggiunta di ghiaccio).

Varianti moderne

Oggi gli switchel stanno vivendo una rinascita grazie all’interesse per le bevande salutari. Spesso vengono personalizzati con:

  • Succhi di frutta (come limone o lime)
  • Erbe aromatiche (menta, basilico)
  • Acqua frizzante per renderli effervescenti

Benefici

  • Digestione: grazie all’aceto di mele e allo zenzero.
  • Reidratazione: il mix di zuccheri naturali e acido aiuta a ristabilire l’equilibrio elettrolitico.
  • Alternativa salutare: contiene meno zuccheri rispetto a molte bevande industriali.

Il futuro del No/Low alcohol in Italia

Resta da capire se l’Italia sarà in grado di unirsi a questo cambiamento epocale nei consumi. Il mercato internazionale delle bevande no/low alcohol offre enormi opportunità, ma richiede innovazione, apertura mentale e una capacità di rispondere alle nuove esigenze dei consumatori.

Per il momento, il nostro paese sembra rimanere ai margini di una rivoluzione che sta trasformando il modo di consumare bevande in tutto il mondo.